Occuparsi di scavi archeologici è una delle esperienze più affascinanti e delicate che esistano. L’emozione di fare ingresso nel passato per scoprire mondi sepolti ancora inesplorati, è qualcosa di unico che somiglia tanto a un viaggio indietro nel tempo. Un viaggio che non sai mai con certezza dove ti porterà, ma sicuramente avrà qualcosa di straordinario da insegnarti e da donare a un’intera comunità.
Ecco perché adesso entreremo nel vivo di un tema tanto particolare come quello degli scavi archeologici e del trattamento dei reperti. Un modo per farti approfondire quel processo che riporta alla luce i resti archeologici, mediante la rimozione del terreno e di tutti quei materiali che li ricoprono.
Le tecniche con cui si effettuano gli scavi archeologici
Quando si parla di scavi archeologici, una delle principali questioni da affrontare è quella della tecnica di scavo. Ogni area storica, non a caso, si distingue per alcune specificità che richiedono un determinato approccio in base alle sue caratteristiche. Cerchiamo, dunque, di capire insieme quali sono le tecniche per effettuare uno scavo archeologico.
In generale, le procedure esistenti sono due:
- Le tecniche che procedono in direzione verticale fino ai depositi più profondi per farne emergere la stratificazione.
- Le tecniche che privilegiano la dimensione orizzontale per estrapolare le relazioni spaziali tra manufatti ed elementi presenti nello strato.
Qualunque sia la tecnica adottata, l’obiettivo è interpretare la stratificazione in ogni sua parte, senza alterare le sue componenti. Una prassi che consente di ricostruire la sequenza storica del sito, in relazione al suo contesto.
Vediamo, dunque, più nel dettaglio le tipologie di scavo che si possono adottare in un sito archeologico.
Lo scavo per trincea
Questo tipo di scavo verifica se ci sono evidenze sui vari livelli del sito, prima di iniziare con lo scavo vero e proprio. Così facendo si riducono i tempi di esecuzione e i costi.
Lo scavo per quadrati di Wheeler
Lo scavo per quadrati di Wheeler si sviluppa sia in verticale che orizzontale, e prevede che tutti gli strati identificati vengano numerati progressivamente, così che i vari livelli possano essere localizzati e correlati fra loro nei loro profili verticali.
Tuttavia, questo tipo di scavo presenta alcuni limiti che oggi non lo rendono più praticabile. Le nuove tecnologie, infatti, permettono di catalogare i dati in modo più semplice e preciso.
Lo scavo per grandi linee
Questa tipologia di scavo, diversamente dal precedente, non prevede che si conservino parti di terreno da essere usate come testimoni. Elimina tutto il superfluo per facilitare le operazioni di scavo che, con questo metodo, vengono eseguite su ampie estensioni a bassa profondità. Vengono aperte, dunque, grandi aree e si tagliano sezioni verticali.
Lo scavo per grandi linee viene usato soprattutto quando i depositi, che risalgono a unico periodo, si trovano in prossimità della superficie.
Le fasi di una attività archeologica
L’attività archeologica prevede un vero e proprio percorso scandito da fasi imprescindibili per l’ottima riuscita degli scavi. E quando si deve cominciare un’attività di questo tipo, la prima cosa da fare è accertarsi del reale interesse archeologico dell’area in questione. Ciò significa avere la sicurezza che esistano davvero giacimenti ancora conservati nel sottosuolo, per evitare che vengano distrutti con la realizzazione delle opere previste da un progetto.
Ecco perché effettuare un’indagine preventiva sull’area dove è necessario intervenire, è praticamente inevitabile.
Indagine preventiva dell’area
Questa procedura comprende le indagini che seguono, nonché la redazione dei documenti da integrare al progetto:
- Esecuzione dei carotaggi.
- Prospezioni geofisiche e geochimiche.
- Saggi archeologici e, se necessario, esecuzione di sondaggi e scavi per assicurare una buona campionatura dell’area.
- Redazione della relazione archeologica definitiva, approvata dal soprintendente competente, con una descrizione analitica delle indagini svolte.
I saggi preliminari per la preparazione dello scavo
Per preparare lo scavo è importante eseguire i saggi preliminari, ovvero dei sondaggi che fanno uso di specifici strumenti per indagare sulla superficie del terreno.
L’elaborazione digitale e una corretta interpretazione dei dati raccolti, restituisce una grafica di tutto ciò che è conservato nel sottosuolo. In particolare, è possibile rilevare strutture murarie, metalli o materiali con alte concentrazioni di laterizi antichi.
I saggi preliminari, inoltre, possono essere eseguiti sia manualmente che attraverso mezzi meccanici per valutare i depositi stratigrafici con il minimo impatto sul terreno.
Scavo stratigrafico
Lo scavo stratigrafico arriva nel momento in cui occorre rimuovere gli strati di terreno, rispettando la loro successione cronologica. A questo punto si raccolgono i materiali che vi sono deposti e si collocano secondo una precisa sequenza cronologica.
Le unità stratigrafiche si dividono in negative e positive. Le prime sono fatte da interventi dell’uomo e provocano una rimescolanza di materiale. Le seconde, invece, si riferiscono al crollo dei materiali che contribuiscono a rafforzare lo strato.
Recupero, pulizia e restauro dei reperti in occasione di scavi archeologici
L’attività archeologica prosegue sempre con altre fasi che vanno a completare l’intero processo di scavo e recupero dei reperti. Vediamone alcune fondamentali:
- Consolidamento: prevede che si applichino sostanze consolidanti direttamente sui reperti, così da renderli più stabili.
- Pulitura: si rimuove la terra dalle superfici dei reperti, attraverso pennelli più o meno morbidi. E se gli accumuli sullo strato esteriore sono troppo resistenti, si procede con bisturi o strumenti di legno e una piccola quantità d’acqua che facilita la rimozione degli ispessimenti di terra.
- Lavaggio: alcuni tipi di reperti possono essere lavati, pur evitando l’immersione completa in acqua. Nella maggior parte dei casi, infatti, il processo immersione-essiccazione può provocare alterazioni come variazioni di colore, afflorescenze, fratture, ecc. Dunque si consiglia sempre l’uso di acqua deionizzata e demineralizzata.
- Siglatura: consente di identificare l’unità stratigrafica di provenienza di ogni reperto o singolo frammento. E deve essere fatta su materiali asciutti e con inchiostro di china, in uno spazio trattato con resine trasparenti.
- Incollaggio: è un’operazione che aiuta ad assemblare i pezzi del reperto. In genere viene eseguita dal conservatore-restauratore in vista o in fase di restauro, ma può succedere che si esegua temporaneamente a scopo di studio e documentazione.
- Deposito temporaneo: in questa fase, i reperti devono essere conservati in condizioni controllate e costanti per evitare che sbalzi di temperatura o differenti condizioni di luce e umidità, possano danneggiarli.
- Trasporto: è un momento delicato in cui gli oggetti vanno inseriti all’interno di un supporto rigido, tenuto in orizzontale e lontano da possibili urti e attriti. Il materiale di imballaggio, in questa fase, è decisivo per mantenere i reperti in condizioni di trasporto ottimali.
- Copertura: ogni volta che è necessario proteggere i reperti, si procede con la copertura. Una situazione in cui i materiali più usati sono terra, fogli di plastica, rete da cantiere, geotessuto. Mentre in casi di emergenza è possibile affidarsi a coperture in terra o sabbia.
Il nostro scavo archeologico presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari
Abbiamo visto quanto l’indagine preventiva sia essenziale prima di iniziare un qualsiasi progetto archeologico che coinvolge un’area di interesse storico e artistico.
È così che vogliamo avviarci alla conclusione di questo articolo, raccontandoti di un caso di cui ci siamo personalmente occupati: gli scavi presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Un progetto in cui c’era stata commissionata la creazione di una passerella sospesa che mettesse in collegamento diretto le strutture del museo con la vicina Pinacoteca Nazionale.
Tuttavia, il caso ha voluto che la necessità di creare una struttura che poggiasse su plinti di cemento armato, richiedesse dei sondaggi geognostici. Verifiche che hanno portato alla luce l’esistenza di materiale archeologico.
Abbiamo aperto, dunque, un periodo di scavi sul sito che hanno fatto emergere materiale ceramico di interesse archeologico, datato nel periodo compreso tra l’età repubblicana e il periodo post-medievale. Mentre unità stratigrafiche più recenti appartengono agli ’80 – ’90 del secolo scorso.
Questo progetto ci ha permesso di toccare con mano il valore straordinario di tutte quelle indagini che precedono la costruzione di strutture nuove, lì dove il terreno nasconde ancora tesori sconosciuti e da portare alla luce.
Conclusione
Il percorso tracciato sin qui, ti ha permesso di scoprire la complessità che si cela dietro le attività di un sito archeologico. Veri e propri viaggi nel passato che richiedono tanta cura, attenzione, precisione e professionalità.
Non è un caso se noi di Maltese S.r.l. abbiamo messo a punto una squadra di esperti archeologi, per seguire tutti quei lavori che richiedono interventi di tipo archeologico, fra i quali non possono mancare gli scavi archeologici in Sicilia. Una terra che detiene un patrimonio artistico-culturale ineguagliabile.
Dunque, se hai un progetto in cantiere che pensi necessiti di un’indagine preventiva e dell’esecuzione di scavi, siamo qui per aiutarti a portare in superficie questi potenziali tesori ancora da scoprire. Cominciamo questa avventura insieme?